GIORNO DELLA MEMORIA 27 gennaio 2021

  

Manoello Giudeo & Dante Alighieri

Un Ebreo e un Cristiano poeti ed esuli nell’Italia controversa del Trecento

 

 

Il Gruppo Archeologico “Città di Chiusi” coglie l’occasione dell’odierna ricorrenza per presentare un prossimo lavoro imperniato su una serie di letture,  che saranno disponibili a breve sul sito, sui possibili intrecci culturali e personali tra Immanuele Romano (Manoello Giudeo) e Dante Alighieri, due poeti  che con diversa fama furono protagonisti della cultura del Trecento condividendo il comune destino di esuli. 

ANTEPRIMA

Come quello che stiamo vivendo, il XIV fu un secolo di grandi eventi e trasformazioni, di opere straordinarie; vide il Grande Giubileo dell’Anno Trecento e le città italiane in piena ascesa economica arricchirsi di monumenti come il Duomo di Orvieto, il Palazzo Pubblico di Siena, il campanile di Giotto e svelare al mondo i capolavori dello stesso Giotto, di Giovanni Pisano, di Pietro e Ambrogio Lorenzetti, di Simone Martini, di Lorenzo Maitani e, nel campo letterario, di Dante, Boccaccio e Petrarca; ma fu anche il secolo della tragedia immane della Peste Nera e della profonda crisi demografica, sociale ed economica che ne derivò, con fenomeni drammatici d’intolleranza e di fanatismo estremi.

 

Strage degli Ebrei – Giacomo Avanzi

 

A gettare luce sugli anni di questo secolo furono personaggi famosissimi come gli artisti, gli scrittori e i poeti citati, ma anche figure per quanto di alto livello misconosciute, per vicende particolari o perché le loro opere provenivano da un ambiente di nicchia e di nicchia era la lingua in cui si esprimevano. Appartiene a quest’ultima categoria Immanuel ben Shelomoh da Roma, forse il più grande poeta espresso dagli Ebrei italiani, noto anche come Manoello Giudeo e Immanuele Romano.

Si discute se sia stato amico di Dante e sicuramente ne fu grandissimo ammiratore, a lui vicino per statura etica e apertura ideologica; come lui scrisse un poema avente per tema analogo viaggio dall’Inferno al Paradiso ed ugualmente fu costretto all’esilio, durante il quale come Dante fu ospite per un periodo della corte veronese di Cangrande della Scala.

La vicenda di un altro Cane (“Aghostino Chane”, facoltoso usuraio della Firenze di fine Trecento) offrirà spunti per chiarire la figura del padre di Dante, che il poeta lascia sempre nell’ombra.

……

 

Segui il G.A.C. su