#ACCADEOGGI#38

 

Rivivono sui Social del G.A.C. , le ricche cronache archeologiche locali con l’omonima rubrica nata da un’idea del direttore del Museo Nazionale Etrusco e Necropoli di Chiusi Maria Angela Turchetti e resa possibile dalla collaborazione con il Gruppo Archeologico “Città di Chiusi” ed in particolare con l’appassionato cultore di storia locale Roberto Sanchini, che per trent’anni del Gruppo è stato anche presidente.

 

CHIUSI 19 Agosto 1989

 

E’ l’inizio

 

 per i volontari del Gruppo Archeologico “Città di Chiusi”, di sei anni di fine settimana di intenso lavoro che avrebbero consentito di consegnare alla comunità locale ed ai visitatori il percorso sotterraneo del c.d. Labirinto di Porsenna, che attraverso cunicoli presenti nel sottosuolo dell’Orto Vescovile, del Duomo di Chiusi e dell’antistante Piazza conduce alla monumentale cisterna tardo-ellenistica comunicante con la torre campanaria medievale.

 


Ci piace ricordare un impegno e una attività che oltre ad essere degne di rispetto ed importanza sotto il profilo archeologico, furono anche un’avventura umana, da “immortalare” per così dire in pubblicazioni scientifiche e divulgative.

 

 

“La vita è un pozzo senza fondo”; suona così, riassunta, la frase pronunciata nell’ultima scena del film “Il tè nel deserto” diretto da Bernardo Bertolucci nel 1990, e la sua memoria ha costituito l’incipit delle considerazioni introduttive del Bollettino del Gruppo Archeologico del 1991, che riproduciamo in parte:
…Nei sotterranei dell’Orto Vescovile c’è un pozzo che fino a poco tempo fa sembrava uno dei tanti che muoiono lì, allo stesso livello dei cunicoli; ma in realtà esso continua a scendere per metri e metri e ….. il fondo di questo pare volta dopo volta allontanarsi in una specie di supplizio di Tantalo, mentre la frenesia di raggiungerlo, solo mitigata dalla coscienza del rischio, ha preso chi scende laggiù, a scavare e sudare. Ormai questo affanno ha un fine soltanto: “specchiarsi” in quel fondo.

 

Così, persa ogni parvenza di archeologi, vestiamo piuttosto i panni dei protagonisti de “Il tè nel deserto”, che al capolinea assolutamente casuale del proprio viaggio, si trovano faccia a faccia con quanto della vita realmente rimane, nella sua “nudità”, come appunto sul fondo di un pozzo.
Ma dove sono la luna, la vastità del deserto, la tensione della storia d’amore del film e del romanzo da cui è tratto, laggiù nei cunicoli?

 

 

La luna c’è, “racchiusa nel pozzo”, silenziosa testimone dei turni di lavoro infrasettimanali, fino a notte fonda.
Ed anche il legame profondo, “d’amore”, tra volontari e scavo…. E c’è l’estraniazione e l’isolamento dal mondo, così come ci si può sentire scavando in uno spazio ristretto, soli, con i propri pensieri e la propria fatica… Leggi Tutto

 

 

Riferimenti bibliografici e fotografici, sulla pagina FB del Museo Nazionale Etrusco e Necropoli di Chiusi.

                

Un particolare ringraziamento va al Museo Nazionale Etrusco e Necropoli di Chiusi, al Polo Museale dellaToscana ed al  Comune della Città di Chiusi

 

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