Località Pian dei Ponti

 di: Fausto Lottarini

 

Arrivata al Fosso del Rielle la nostra strada si divideva ancora in due rami: uno risaliva la collina in direzione nord est e dopo aver incrociato la strada che scendeva da Montebello arrivava al podere Pian dei Ponti delle Monache di S.Stefano; l'altro proseguiva in piano così come fa oggi, transitava sotto al podere S.Mustiola della Mensa Vescovile (oggi S.Mustiola di Sotto) per poi incrociare la strada della Paccianese, che, percorsa per un breve tratto verso nord, dava accesso all'altro podere Pian dei Ponti, quello Paolozzi.

Del podere Pian dei Ponti delle Monache di S. Stefano abbiamo notizia sin dal 1569, ma è sicuramente molto più antico; di questo anno infatti è un documento conservato nell'Archivio Vescovile di Chiusi che riporta la raccolta del grano nei poderi delle Monache e cita il nostro oltre a quelli di Fontepinella, Astrone, Petriolo e San Polino.

A sua volta il podere Pian dei Ponti Paolozzi lo troviamo nei documenti a partire dal 1635, proprietà di Mutio Paolozzi e poi del figlio Santi e, all'epoca del Catasto Sperimentale del 1782, di Ermenegildo Paolozzi di Stefano di Santi.

Il toponimo antico sarebbe “Pian di Ponte” e si riferiva all'antico ponte sopra il corso della Chiana. Nei secoli che videro il grande allagamento della valle, il ponte divenne un pontile per l'attracco di un barcone che traghettava merci e persone ed è possibile che i pontili fossero più di uno.

 

 

Note di archeologia

di: Roberto Sanchini

Scavi nei beni del canonico Ragnini a Pian dei Ponti furono condotti nell’autunno del 1859 dalla Società Colombaria durante una delle campagne di ricerca con cui l’accademia fiorentina mirava in quegli anni ad acquisire materiali per la creazione di un Museo Etrusco nella capitale toscana. Nell’occasione furono individuate “ricche traccie di tombe, già depredate e devastate, sia a cella, sia a nicchia con stipiti di travertino”; uno dei sepolcri conservava la porta in pietra ancora incardinata. Tutte le sepolture erano di incinerati, coi residui della cremazione deposti dentro urne di travertino o terracotta. Le iscrizioni incise o dipinte sui cinerari ci dicono che le famiglie di riferimento dei defunti erano i Cestna e gli Urinate, questi ultimi imparentati con i Seiante, uno dei gruppi gentilizi dominanti la città a cui apparteneva la Larthia Seianti del noto sarcofago del Museo Archeologico di Firenze restituito dalla vicina necropoli della Martinella.

 

Coperchio di urna fittile da Pian dei Ponti  (Firenze, Museo Archeologico Nazionale, Inv. 5569)
Coperchio di urna fittile da Pian dei Ponti
(Firenze, Museo Archeologico Nazionale, Inv. 5569)

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