I Poderi Pian dei Ponti e S.Mustiola

Particolare catasto 1782
Particolare catasto 1782

 di: Fausto Lottarini

 

La nostra strada arrivata al Fosso del Rielle si divideva ancora in due rami, uno saliva la collina verso nord est e dopo aver incrociato la strada che scendeva da Montebello di cui ho parlato precedentemente, saliva al podere Pian dei Ponti delle Monache di S. Stefano, l'altro proseguiva in piano così come fa oggi e transitava sotto al podere S. Mustiola della Mensa Vescovile (oggi S. Mustiola di Sotto) e raggiungeva la strada della Paccianese che, percorsa per un breve tratto verso nord, dava accesso all'altro podere Pian dei Ponti, quello Paolozzi.

 

Il podere Pian dei Ponti delle Monache di S. Stefano lo troviamo sin dal 1569 (ma è sicuramente molto più antico); di questo anno infatti è un documento conservato nell'Archivio Vescovile di Chiusi che riporta la raccolta del grano nei poderi delle Monache e quindi, oltre a Pian dei Ponti, Fontepinella, Astrone, Petriolo, San Polino. Il toponimo antico sarebbe Pian di Ponte e si riferiva all'antico ponte sopra il fosso della Chiana. Nei secoli che videro il grande allagamento della valle il ponte divenne un pontile per l'attracco di un barcone che traghettava merci e persone ed è possibile che i pontili fossero più di uno lungo il corso della Chiana.

 

Oltre alla Torre di Beccati Questo costruita nel 1428 per difendere il passo dirimpetto alla Torre nemica, abbiamo notizia di un fortilizio più antico e più a nord esistente fino a questa data e poi demolito in tempi diversi. Abbiamo poi i toponimi Porto Agello che ha dato il nome al podere Portagella dell'Ospedale di S. Maria e ancora più a nord Porto Filippo citato nei documenti quattrocenteschi sullo Sposalizio delle Chiane. Cerimonia antichissima, questa, che vedeva i Priori recarsi su grandi barconi in due punti diversi del Chiaro e gettare nelle acque, recitando una formula di affermazione dell'antico possesso, un anello sponsale in argento legando cosi saldamente quelle acque alla Comunità di Chiusi.

 

Il podere S.Mustiola della Mensa Vescovile, raggiungibile anche dalla strada delle Torri, era una antichissima proprietà del vescovo di Chiusi insieme ai poderi di Vigna Grande, Dolcianello, Casaccia, S.Pellegrino, Il Molinaccio d'Astrone, e infine Palazzone arrocato su un colle davanti alla Fattoria di Dolciano, che per un errore nella cartografia del 1826 è stato ribattezzato Pozzone.

 

Dalla Strada della Paccianese si può salire al podere Pian dei Ponti Paolozzi che troviamo nei documenti sin dal 1635 di proprietà di Mutio Paolozzi e poi del figlio Santi e all'epoca del Catasto Sperimentale del 1782 di Ermenegildo Paolozzi di Stefano di Santi.

Carta del del 1849 dall'Archivio Vescovile di Chiusi
Fig. 6

Archivio Vescovile di Chiusi - Carta del 1849 dove sono riportati in colori diversi i confini via via modificatisi nel tempo tra la Comunità di Chiusi e i Particolari tra cui la Mensa Vescovile.

 

 

Per completare il quadro dei poderi storici nella valle del Rielle e nelle pendici intorno diciamo che erano presenti alla fine del Settecento, oltre ai poderi descritti in questo itinerario, anche il podere Poggio Renzo delle Monache (oggi Poggio Renzo) e il podere Volpaio di Felice Paolozzi che però erano serviti dall'altra strada poi divenuta prevalente nell'Ottocento che da S. Lazzaro sale la collina di Monte S.Paolo passando sotto al podere Brolio Fanelli, podere Monte Petrozzi, podere Monte delle Monache di S.Stefano, e più a nord il podere Monte Dei lungo la strada che scende a Fontecucchiaia.

 

Sono consapevole di chiedere al lettore un certo sforzo per seguire certi percorsi ed individuare i fabbricati che hanno subito nel tempo grandi e spesso devastanti trasformazioni. La cartografia allegata, dovrebbe essere sufficiente a chiarire le idee.

 

I poderi citati vengono dati con il loro antico nome conservatosi per secoli e che pertanto dovrebbe mantenersi anche oggi come strumenti per la conservazione della memoria. I primi interessati a questo discorso dovrebbero essere i nuovi proprietari ma anche e sopratutto l’Amministrazione comunale e i tecnici che hanno lavorato alla redazione del Piano Strutturale che, ignari di tanta storia, si sono limitati a riportare acriticamente gli strafalcioni della recente cartografia.

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