Area del parcheggio di Porta Lavinia (un tempo “vigna del Canonico Ragnini”)

di: Roberto Sanchini

Base marmorea di M. Fabio Magno Valeriano. (Chiusi, Museo Nazionale Etrusco)
Base marmorea di M. Fabio Magno Valeriano.
(Chiusi, Museo Nazionale Etrusco)

Situata “immediatamente fuori di porta Lavinia fra le mura dell’antica e della moderna città”, l’area, che allora era la vigna di un canonico, nel 1862 restituì due basi di statue onorarie romane di età imperiale, databili tra la fine del II e gli inizi del III secolo la prima e fra il 270 e il 275 la seconda, dedicate in ordine di tempo dall’Ordo Splendidissimus Clusinorum, il consiglio o senato municipale dell’epoca, al patrono della città M. Fabio Magno Valeriano ed all’imperatrice Ulpia Severina, moglie di Aureliano. Il ritrovamento fa presumere la destinazione pubblica del luogo. Dall’area proviene anche un capitello di ordine tuscanico in travertino, ora presso un’abitazione privata.

La dedica a M. Fabio Magno Valeriano (C.I.L. XI, 2106), incisa su marmo, consente di ricostruire il cursus honorum di un personaggio che, appartenente all’antichissima famiglia patrizia romana dei Fabii, aveva acquisito grandi meriti nei confronti della città da farlo appellare patrono. Iniziata la carriera militare come tribuno laticlavio della legione XI Claudia pia fidelis l’aveva conclusa con il comando sotto Marco Aurelio e Commodo della legione I Italica acquartierata nella Mesia Inferiore (attuale Bulgaria). Era stato anche membro degli importanti collegi religiosi urbani dei quindecemviri sacris faciundis e dei Luperci (viene qualificato Lupercus insignis) e, nel campo delle magistrature civili, aveva raggiunto il grado di curator Viae Latinae nella città di Velletri e di iuridicus della regione Tuscia e Piceno, cioè massimo magistrato della giurisdizione civile in tale distretto.

Ranuccio Bianchi Bandinelli [Clusium 1925, Tav. III, Foglio I] colloca il ritrovamento della base frammentaria in travertino con la dedica ad Ulpia Severina (C.I.L. XI, 2099) “nell’angolo formato dalle tracce di mura romane (segnate A) presso porta Lavinia”. Ulpia Severina, ricordata su altri monumenti col titolo di mater castrorum et senatus et patriae, potrebbe essere stata l’unica imperatrice romana ad aver governato di proprio diritto e questo nell’intervallo tra la morte del marito Aureliano (25 settembre 275) e l’elezione a imperatore di Marco Claudio Tacito (novembre 275). Fu comunque associata al potere del marito, probabilmente a partire dall’autunno 274, perché sono posteriori a tale data sia le emissioni di monete coniate a suo nome sia tutti i monumenti che l’appellano Augusta (per i suoi editori sarebbe il caso pure della nostra iscrizione, comunque dettata con Aureliano vivente).