La Chiesetta della Madonna della Pietà fuori Porta Lavinia

Guarnizioni Auree
Guarnizioni auree dalla tomba del “longobardo d’oro” (Museo di Saint-Germain-en-Laye)

 di: Fausto Lottarini e Giovanni Mignoni

 

Recenti pubblicazioni sulla storia altomedioevale della nostra città (1) hanno risvegliato l'attenzione sulle necropoli longobarde e in particolare su un ritrovamento, avvenuto nel 1874,di una tomba con ricco corredo appartenuta sicuramente ad un personaggio di elevato rango sociale.

Le cronache dell'epoca ci dicono che il “ longobardo d'oro” fu rinvenuto sul ripiano dell'Arcisa a circa due metri di profondità sotto il pavimento di una chiesetta demolita circa un secolo prima.

Naturalmente l'interesse degli studiosi è sempre rivolto alla descrizione e studio delle suppellettili, raramente si descrivono i luoghi del rinvenimento così che oggi abbiamo qualche problema a ricollocare nel territorio la tomba e quindi la chiesa; ma questo purtroppo è accaduto per la maggior parte degli scavi ottocenteschi.

Sulla scorta di quanto detto e con l'obiettivo più generale di ricostruire un percorso archeologico lungo una antica viabilità, oggi quasi scomparsa, che uscendo da porta Lavinia scendeva a Pian dei Ponti per andare ai passaggi sulle Chiane.,abbiamo iniziato ad occuparci proprio della chiesetta, dedicata alla Madonna della Pietà, sotto al cui pavimento fu rinvenuta la ricca tomba longobarda.

Molte notizie che abbiamo incontrato sulla Chiesa della Madonna della Pietà si riferiscono direttamente o indirettamente,alla sua demolizione avvenuta dopo il 1784 (2). Sulla sua costruzione,purtroppo, non possiamo essere altrettanto precisi.

La prima notizia la incontriamo in un documento del 1567 (3) quando le magistrature chiusine decisero di edificare una “chiesetta della Madonna della Pietà a Porta Lavinia” con i sassi del diruto ponte di S.Silvestro . La chiesa non si costruì allora, come vedremo, ma è significativo il fatto che fosse già decisa la sua intitolazione come se si volesse trasferire lì un culto ormai consolidato.

A questo proposito abbiamo altre notizie che vogliono una Cappellina o Arco della Pietà in fondo a via della Pietriccia all'incrocio con via Torri del Fornello. Anche questa costruzione venne demolita negli ultimi anni ottanta del Settecento e ciò ci aveva indotti, inizialmente, a ritenere i due manufatti coincidenti. Ma se l'Arco della Pietà era in fondo a via della Pietriccia e questo è certo (4) non può essere identificato con la Chiesetta della Pietà che abbiamo detto si trovava sul ripiano dell'Arcisa. La notizia del 1567, ossia la volontà di trasferire il culto della Madonna della Pietà a Porta Lavinia potrebbe trovare una spiegazione con le devastazioni che la guerra di Siena potrebbe aver causato alla porta di S. Silvestro dove poteva essere presente l'immagine della Madonna. Al momento queste sono solo suggestioni non confortate da alcun documento.

Il 31 Marzo 1783 (5) si propose di demolire il Casotto sopra Porta Lavinia perché minacciava rovina e non era più di utilità. L'immagine della Madonna che esisteva in detto casotto non era più in venerazione “essendo stata da gran tempo trasportata altrove in una chiesola detta della Madonna della Pietà che era una volta presso la predetta immagine”.

Sembra dunque che una immagine della Madonna fosse venerata a Porta Lavinia e avesse una sua Cappellina prima che si costruisse la nostra chiesa . Ciò è confermato anche dai libri di memorie del nostro archivio comunale. Ogni anno si estraevano dal Bossolo i nomi dei Santesi dei vari luoghi di culto della città. La prima notizia dell'elezione dei Santesi della Madonna di Porta alla Vigna è dell'anno 1562 (6) e ne troviamo traccia negli anni successivi almeno fino al 1660. Qui non si parla di Madonna della Pietà, ma si dice genericamente Madonna di Porta alla Vigna, e ci si riferisce sicuramente ad una Cappellina esistente a ridosso della porta.

Anche nelle visite pastorali dell'anno 1576 si parla di Cappella della Beata Vergine a Porta alla Vigna (7) .

La prima notizia che ci conferma l'esistenza della Chiesa della Pietà ci viene fornita dalla visita pastorale del 1678 (8) . Si dice che è stata costruita da pochi anni con le elemosine dei fedeli fuori la porta della Città e vicino alle mura castellane. Ne è custode e curatore il prelato Giovanni Ghezzi. Lo stesso Ghezzi nel 1684 chiede al Vicario (9) il permesso per utilizzare le elemosine conservate in una cassetta dentro la Chiesa per restaurarne il tetto e per altri lavori necessari.

Altro documento del 1697 (10), sempre dall'Archivio Vescovile, fornisce notizie più dettagliate.

Gli scriventi, lo stesso Ghezzi detto prima, e il Canonico Francesco Marri, incaricati a riferire sullo stato della chiesa e suoi beni espongono quanto segue: “il Canonico Bossi particolarmente devoto alla immagine della Vergine detta volgarmente della Pietà posta nella fabbrica fatta ad onor suo col titolo di chiesa dentro alle mura vecchie di questa città e vicino alla porta di essa detta di Pacciano” offre un campo per fondo dotale di detta chiesa di stara 6, posto nella contrada di Dolciano nel contempo si decidono nuove regole per l'elezione del rettore e si fa l'inventario dei beni in dotazione.

Le condizioni della chiesina pertanto non erano buone sin dai primi anni dopo la sua edificazione.

Dopo 60 anni nel 1757 (11) Romualdo Giuseppi minore conventuale nel Convento di S. Francesco di Chiusi, oratore e custode della nostra chiesetta, in una richiesta alle autorità ci dice che fuori della città esisteva una piccola Chiesa dedicata alla Madonna Santissima della Pietà “presso la quale vi sono alcune mura castellane” e volendo ampliare la chiesa a sue spese chiede di poter appoggiare i travi del tetto alle suddette muraglie. Di questa richiesta si occuparono niente meno che i Quattro Provveditori della General Biccherna dello Stato di Siena che ordinarono ai Priori una visita dei luoghi. Tutto ciò che riguardava le mura non si decideva a Chiusi da tantissimo tempo e il povero frate crediamo non sia stato accontentato.

Sino ad ora non siamo riusciti a capire dove fosse esattamente la Chiesetta della Pietà, tutti i documenti però ci dicono che era a ridosso delle mura esterne della città, le cosi dette mura castellane A questo proposito in un documento del 15 Febbraio 1786 (12), quando la nostra chiesetta era già stata demolita, il Provveditore alle strade e fabbriche segnala che il Nob. Sign. Alessandro Nardi ha demolito “un pezzo di muro castellano,poco distante dalla pubblica strada,in luogo detto la Madonna della Pietà fuori Portonaccio”. Portonaccio era ed è la località fuori Porta Lavinia a nord del promontorio dell'Arcisa dove, nei secoli passati, era un cimitero ebraico e dove si eseguivano le condanne a morte come ci dicono alcuni documenti del nostro Archivio Comunale. Si potrebbe così spiegare il termine spregiativo della località e pensare che alla Madonna della Pietà e prima ancora alla Madonna di Porta alla Vigna fossero rivolte le ultime preghiere dei condannati a morte. Il toponimo Portonaccio ovviamente fa riferimento ad una porta nella cinta esterna poi andata del tutto perduta in epoche più antiche.

Il “muro castellano” è sicuramente un tratto delle vecchie fortificazioni esterne che difendevano il promontorio dell'Arcisa. Questi strappi di mura,come venivano definiti allora,non avevano più alcuna funzione difensiva da molto tempo ma erano diventati semplice sostegno ai terreni in forte pendenza. Il Casuccini e il Nardi in questi anni ottengono dal Comune in cambio di poche lire,la possibilità di demolire queste antiche vestigia per edificare o restaurare i loro numerosi poderi. Si è persa in questo modo quasi ogni traccia delle vecchie fortificazioni, alcune sicuramente di epoca romana, che cingevano la collina dei Forti, le ripe della Petriccia e dell'Arcisa. La pubblica strada è con molta probabilità la strada che da Porta Lavinia scende a mano sinistra verso il podere Portonaccio mentre il ramo principale prosegue diritto verso il podere Peschiera.

Dal Catasto Settecentesco possiamo vedere che la proprietà Nardi era da queste parti rappresentata dalla particella 620 denominata Botusso che recingeva a sud e a est il promontorio dell'Arcisa.

Nel 1794 (13) il Provveditore di Strade e Fabbriche Antonio Magnoni ci informa sulle solite devastazioni del Casuccini e del Nardi che hanno provocato con le loro opere gravi danni alla “strada che staccasi dal muro del giardino del sig. Filippo Dei(Vasta area oggi occupata dal Museo e dalle case dietro fino alla piazzetta Cesare Battisti compresa ) per avere i medesimi incanalato la forma dove scolano le acque di Chiusi e parimenti è stata devastata la strada che è diventata un fosso dai confinanti Casuccini e Nardi sotto la demolita Chiesa detta della Pietà............e molto di più il sig. Casuccini che fece serrare la chiavica che riceveva l'acqua di tutti i campi superiori a detta strada medesima,che esisteva poco di sopra la demolita Chiesa....”

Qui Pietro Casuccini era proprietario (Catasto di fine Settecento) della particella 622 denominata Arcisa confinante con la particella 620 di A. Nardi .

Come abbiamo già detto la nostra chiesetta ritorna alle cronache circa un secolo dopo la sua demolizione, in occasione di uno scavo clandestino eseguito dai fratelli Foscoli, noti scavini di Chiusi, nella primavera del 1874. Il trafugamento e la vendita della ricca suppellettile generò anche un processo, avendo il Regio Conservatorio di Chiusi, proprietario dei terreni, intentato causa contro i Foscoli. La Commissione Archeologica sollecitata dalla Pretura di Montepulciano si dovette ufficialmente occupare della cosa in una seduta del 14 Aprile 1874. Il verbale della adunanza (14) ci fornisce altri dati importanti .

La chiesetta della Pietà si trovava sul promontorio dell'Arcisa, era stata demolita in modo parziale infatti erano state risparmiate parte delle fondamenta. Alla profondità di circa due metri sotto al piano della antica chiesa era stata scavata la tomba longobarda che aveva restituito un ricchissimo corredo, poi venduto a collezionisti chiusini e fiorentini. Si trovava su un terreno del Regio Conservatorio nel secolo precedente appartenuto alle Monache di S. Stefano.

Sappiamo poi che si trovava a ridosso delle mura esterne della città e vicino ad una pubblica strada che le transitava a valle. Mettendo insieme tutti questi dati possiamo dire che la nostra chiesa doveva trovarsi nella particella 621 del Catasto Settecentesco denominata Arcisa, confinante con le proprietà Casuccini e Nardi di cui dicevamo prima. Nel catasto attuale con contorno pressoché immutato si tratta della particella 134.

Galli descrive nel 1942 (15) i suoi scavi all'Arcisa del 1913 e 1914 e ricorda i primi contatti presi a Chiusi negli anni 1907 e 1908 con i personaggi che si occupavano di archeologia come i Paolozzi, Ottieri della Ciaja, Casuccini, Galeotti e Lancetti. Era fresco, dice, in quegli anni il ricordo di una scoperta eccezionale avvenuta non molti anni prima sull'altura dell'Arcisa nel lato di nord-est. Prosegue poi dicendo che poté personalmente ritrovare i resti lapidei della grande tomba disfatta avvalendosi anche delle indicazioni dei fratelli Mignoni esperti scavini di Chiusi.

Quando Ranuccio Bianchi Bandinelli, nei primi anni venti del passato secolo, soggiornava a Chiusi per preparare la sua tesi di laurea (16) e visitava tanti luoghi accompagnato dal fedele Santoni altro scavino di Chiusi, sicuramente avrà voluto conoscere il luogo del ritrovamento della ricca tomba longobarda all'Arcisa che forse era ancora riconoscibile sul terreno.

Non erano questi anni felici per l'archeologia medievale e anche il Bandinelli è avaro di notizie, tuttavia sulla collina dell'Arcisa a monte della strada che conduce al podere Peschiera segna due tombe longobarde. Una delle due è sicuramente il luogo del rinvenimento del “longobardo d'oro” su cui fu costruita la nostra chiesetta alla metà del secolo XVII.

Pod. Rielli

 

Concludiamo la nostra storia con una notizia del Marzo del 1782 (17). Alcuni cittadini di Chiusi tra cui Antonio Marchetti e Simone Ragnini chiedono ai Priori il permesso di trasportare la immagine della Madonna della Neve, custodita nella Cappellina di Porta Lavinia che si doveva demolire, nella Cappella della Pietriccia (Asso di Picche) che era in totale abbandono e serviva solo per ricovero ai pastori e pertanto chiedono di poterla restaurare per non far morire a Chiusi, dicono i supplicanti, il culto e la devozione alla Madonna della Neve di cui annualmente si celebrava una festa.

I Priori non autorizzarono il trasferimento sostenendo che la immagine sacra poteva essere venerata in altri luoghi. Ma a noi interessa l'altra notizia e cioè che nella Cappella di Porta Lavinia, quando l'immagine della Madonna della Pietà fu trasferita nella chiesetta a lei dedicata, si pose in venerazione l'immagine della Madonna della Neve.

Il culto della Madonna della Neve era assai antico ma rifiorisce negli anni della Controriforma quando nella Toscana dei Medici nacquero e prosperarono tantissimi culti mariani perlopiù gestiti da enti laicali spesso in contrasto con l'autorità vescovile.

Volevamo ricordare e sopratutto ricollocare nel territorio un piccolo monumento dalla vita breve e travagliata ma importante per dare uno spaccato della società chiusina di quegli anni e del forte sentimento religioso che la pervadeva spesso al limite della superstizione. Crediamo di aver in qualche modo assolto al nostro compito.

 

 

           Note al testo

 

  1. Goti e Longobardi a Chiusi a cura di Carla Falluomini Ediz. Luì 2009
  2. S.C (Archivio Storico di Chiusi )- Memorie vol XXXVI
  3. S.C.- Memorie vol XVIII
  4. L'Arco o Cappellina della Pietà in fondo a via della Pietriccia è ricordato da molte fonti tra cui il Catasto Particellare del 1782, le Visite Pastorali dall'anno 1777 al 1798 e da una relazione sullo stato delle strade chiusine di Lorenzo Paolozzi del 1798 conservato nel nostro Archivio Storico.
  5. S.C.- Memorie vol.XXXVI , in questa occasione si propone di demolire anche il casotto delle altre due porte cittadine e cioè Porta S. Pietro e Porta di Pacciano.
  6. S.C.- Memorie vol. XVII
  7. C.V.C. ( Archivio della Curia Vescovile di Chiusi) - Visite Pastorali
  8. idem
  9. idem
  10. idem
  11. idem
  12. S.C. - Memorie vol. XXXVII.
  13. S.C. - Urbanistica e Viabilità
  14. Giulio Paolucci – Memorie della Commissione Archeologica in Biblioteca di Studi Etruschi vol.39
  15. Galli - Nuovi materiali barbarici dell'Italia centrale in Mem.Pont.Acc. 1942
  16. B. Bandinelli – Clusium - Ricerche Archeologiche e topografiche su Chiusi ed il suo territorio - Roma 1925
  17. A.C.V.C. - Luoghi di culto - miscellanea di documenti 1782    

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