Podere Peschiera

di: Fausto Lottarini

 

Poderi
Il podere Peschiera e gli altri poderi storici della valle del Rielle

 

È probabilmente alla presenza di un bacino artificiale per l’allevamento del pesce, pratica assai diffusa nei luoghi che permettevano una raccolta delle acque come nel nostro caso, che si deve attribuire il suo nome. È ricordato anche come Palazzolo, toponimo assai frequente nel territorio di Chiusi, che richiama un fabbricato ad uso promiscuo del lavoratore e della proprietà cittadina e punto di raccolta delle derrate agricole, sempre presente in vicinanza di una antica viabilità. Esso è l’unico dei poderi del Seminario Vescovile di Chiusi già appartenuti alla famiglia Tolomei, tra cui Pellegrina, Poggio Renzo e Carpine, a non essere stato acquistato da Pietro Bonci Casuccini nel 1784, in un momento storico che vede molte proprietà degli enti ecclesiastici e della vecchia nobiltà passare in mano a nuovi e rampanti proprietari – il Casuccini in prima fila – che rivoluzionano il sistema produttivo con riflessi profondi anche sull’edificato e la viabilità antica dell’agro chiusino. Per restare a noi, è di quel periodo o di poco successiva - vedremo - la demolizione dell’edificio rurale del podere Pellegrina e la sua ricostruzione più a monte ed a nord, lungo la strada di Poggio Renzo certamente più comoda e adatta alle nuove esigenze produttive. Da questo momento la strada che esce da Porta Lavinia in direzione di Pian dei Ponti dopo il podere Peschiera perderà importanza, non essendo più funzionale a mettere in relazione unità produttive della stessa proprietà; è soprattutto per questo che da lì oggi la vediamo scendere e proseguire nella valle del Rielle ridotta solo a modesto sentiero di campagna, non esente da qualche incertezza di percorso.

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